Due sono essenzialmente i punti di fissazione, i capi
assoluti, gli argomenti principe che esplicita, nei suoi scritti senili, Tony
Zermo, colonna del quotidiano “La
Sicilia ”, le cui profondità culturali sono rappresentate da
quella “Y” che caratterizza il suo nomignolo, Tony, appunto In primo luogo
viene il Ponte sullo Stretto di Messina a cui Zermo dedica appassionati
interventi a favore (del ponte e del suo, neanche tanto occulto sostenitore,
Mario Ciancio); a seguire si legge spesso una sorta di malinconica struggente
rimembranza per le case chiuse del quartiere San Berillo, dove è facilmente
intuibile Tony abbia spento le sue giovanili tempeste ormonali, le sue effervescenze
post-adolescenziali. In questi giorni Zermo teorizza un assunto assolutamente
nuovo: se quella stronza della Merlin non avesse chiuso le case di tolleranza a
quest’ora non ci sarebbero i femminicidi. L’uomo uccide la donna perché non ci
sono più prostitute “protette”, atte a spegnere la sua sete sessuale.
Ora ci appare chiaro che le letture di Zermo abbiano un
periplo molto circoscritto. Non ha mai letto, per esempio, che un grande
intellettuale, Guido Ceronetti, ha supplicato qualche anno fa il genere umano
di eliminare dal linguaggio “l’orripilante
femminicidio” che abbassa le donne al solo ruolo animalesco che è quello di
figliare e allattare, per sostituirlo con “ginecidio” che deriva dal greco
classico e ricorda termini bellissimi come gineceo, ginecologia, misoginie ecc.
Ma c’è di più, con argomentazioni colte, Ceronetti fa presente il pensiero di
Nikola Tesla, scienziato fisico, che nel 1924 scriveva che la più grande
tragedia del nostro tempo fosse l’avvento del potere femminile, un
combattimento delle donne contro l’uomo per subentrargli nel lavoro e nelle
professioni, capovolgendo i ruoli nelle famiglie. Ciò che ha prodotto una
riscossa maschile degenerata: la coltellata, gli spari, lo stupro,ecc.
In più, il ricordo melanconico di Ceronetti va ad Antigone,
l’eroina sofoclea che ha disobbedito a Creonte pur di dare degna sepoltura al
fratello. “La vista di una donna che singhiozza su un corpo morto, nelle grandi
catastrofi e nelle stragi politiche, consola. Quel morto non è solo, non è
consegnato senza compianto alla macchina sociale. Violentare, sfregiare,
uccidere una donna è lo stesso che uccidere l’eterna legge trasgressiva di
Antigone, quella dell’amore, perdutamente ed esclusivamente, scritta sugli
astri”.
Ecco due elementi alti che Ceronetti indica a proposito
del “ginecidio”: la motivazione della violenza maschile sulle donne e il ruolo
amorevole che la donna rappresenta da sempre. E’ sfuggito a Ceronetti questo
terzo elemento: la chiusura delle case chiuse. Pertanto gli invieremo questo
post, acciocchè il filosofo italiano rifletta bene…
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