Non c’è che dire. Una genialata quella di Matteo Renzi che
tira fuori, nel momento giusto, il nome di Sergio Mattarella a Presidente della
Repubblica. Una genialata che ha preso in contropiede un centrodestra
sbrindellato, ha silurato un Berlusconi suonato, ha messo in evidenza la
insipienza politica dei Cinquestelle. Certo, ora ci sono i giornali contro, in
primis “Il fatto”, che fanno le pulci a questa “persona perbene”, anzi a questo
“bravuomo” (definizione di Travaglio) e alle sue zone d’ombra (che si troverebbero
in qualsiasi esistenza di un settantatreenne che ha attraversato periodi
convulsi della vita politica siciliana e nazionale). Tuttavia, Sergio
Mattarella, è, nei fatti, il prodotto del più raffinato e ignobile renzismo.
Detesto Matteo Renzi da quando, a mia insaputa (e anche a
sua insaputa), mi iscrisse nel PRI, Partito dei Rottamati Italiani. Subito, il mio narcisismo mi impose di prendere le
distanze dal quel giovanottone rampante e voglioso di potere. Se andate a
rivedere una puntata delle “Invasioni barbariche”, mi pare fosse il primo
aprile del 2011, troverete una chicca illuminante: la presentatrice, di solito
priva di humor, fa un pesce-trappola al toscano rottamatore, gli legge alcune
agenzie (false) arrivate in quel momento con le quali Berlusconi parla in termini
entusiastici di Renzi e lo invita ad Arcore. Ecco è da esaminare attentamente
la fisiognomica del ragazzotto: l’espressione del viso è radiosa, si capisce
che il Nostro si sente al centro dell’universo e che Berlusconi è il suo Dio
. Il resto è storia dei nostri giorni. Renzi, dopo il famoso hastag “Enrico stai sereno”, fa lo sganbetto a Letta, ne prende il posto, inventa il famigerato “patto del Nazareno” lingua in bocca con Berlusconi, da presidente del Consiglio inizia a fare una politica di annunci che esprimono pienamente la sua capacità di infinocchiare la gente, valorizza uno e butta nella polvere un altro, dice tutto e il contrario di tutto, scaraventa la coerenza politica nel cestino dei panni sporchi.
. Il resto è storia dei nostri giorni. Renzi, dopo il famoso hastag “Enrico stai sereno”, fa lo sganbetto a Letta, ne prende il posto, inventa il famigerato “patto del Nazareno” lingua in bocca con Berlusconi, da presidente del Consiglio inizia a fare una politica di annunci che esprimono pienamente la sua capacità di infinocchiare la gente, valorizza uno e butta nella polvere un altro, dice tutto e il contrario di tutto, scaraventa la coerenza politica nel cestino dei panni sporchi.
Fino a oggi, quando, senza farsi precedere dall’hastag
“Silvio stai sereno”, sodomizza alla grande l’ex Cavaliere, sbatte gli accordi
in un angolo remoto, sfascia il “patto” e propone, anzi impone, Sergio
Mattarella di cui, a tempo di record, si innamorano tutti gli italiani (tranne
Travaglio che pure ammette, schiumando, che trattasi di un “bravuomo”).
Da questo quadro emerge un profilo preciso di Renzi: siamo
di fronte a un governante che ispira la sua politica a un puro utilitarismo,
indipendentemente da ogni considerazione di carattere morale e si serve di ogni
opportuno espediente, anche il più subdolo e spietato, pur di raggiungere i
propri obbiettivi. In Renzi nessuna considerazione etica né religiosa potrà
inficiare la sua azione spregiudicata e forte, frutto della sua “virtus”
machiavellica tesa a mettere ordine la dove è il caos della politica. Questo
Paese è governato da un clone di Berlusconi, impastato da aspetti del peggiore
Andreotti, deciso a impersonare il Potere Assoluto dietro mentite spoglie
democratiche. Ma, con ogni evidenza, è questo di cui ha bisogno, oggi, l’Italia
della Terza Repubblica. Adele Fortino
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